Lewis Carroll nel paese delle meraviglie

recensione a cura di Alessandra Di Gregorio.

Titolo: Lewis Carroll nel paese delle meraviglie
Autore: Isa Bowman
Editore: Tre Editori
Data di Pubblicazione: 2009
ISBN: 8886755708
ISBN-13: 9788886755702

.

Il libro della Bowman, datato 1898-1899, per quanto puramente riassuntivo, esagerato e non sempre corrispondente al vero, è un testo biografico e racconta, a mo’ di resoconto, così come l’Autrice ritenne opportuno all’epoca – e per ragioni non sempre comprensibili – la vita e particolarmente la corrispondenza e l’amicizia condivise con l’autore Lewis Carroll, padre di Alice nel Paese delle Meraviglie.

Dopo la morte di Carroll, nel gennaio del 1898, l’attrice e sua “pupilla” Isabella detta Isa, iniziò a stendere questo suo resoconto basandosi principalmente sui diari in suo possesso – redatti durante le visite allo “Zio” – e sulle lettere scambiatesi negli anni, ma per ragioni inerenti il diritto d’autore tutelato dai parenti dello scrittore, non poté veder pubblicato il suo libro prima dell’anno successivo.

La particolarità di questo volume sta tutta nel fatto che è solo attraverso post-fazione e note (a cura di Edward Wakeling, grande studioso di Carroll) che riusciamo a cogliere verità “storiche” – per quanto legate alla sfera personale – molto più concrete di quelle che vuol proporci l’Autrice. Il libro, infatti, si basa su una serie di inesattezze, e viene da chiedersene il motivo.

La Bowman iniziò la stesura del resoconto poco più che ventiquattrenne, ma aveva conosciuto Carroll quando di anni ne aveva all’incirca 12, e nell’arco di tempo intercorso, aveva avuto l’opportunità di condividere con lui una bella amicizia, oltre che un rapporto di “lavoro” – la Bowman interpretò a teatro la parte di Alice dopo che la prima Alice (Phoebe Carlo) venne sostituita perché impossibilitata a proseguire. Fu lo stesso Carroll a insistere per prendere Isa, dopo averla notata.

Com’è consuetudine nelle vicissitudini personali e pubbliche di un autore del passato, vita e rapporti personali passano per una fitta corrispondenza epistolare e diaristica, che permette, grazie ad una datazione esatta e soprattutto grazie alla cultura della parola, così radicata in tempi in cui l’unico medium utilizzato era proprio quello della parola scritta, di ricostruire anche il costume interno, oltre che i retroscena della vita dell’autore e le sorti di un’opera letteraria.

Al di là della forma letteraria del testo in questione, e al di là anche della veridicità o meno dei dettagli storici riportati dalla Bowman, ciò che può interessare maggiormente il Lettore moderno, è più che altro la personalità stessa di Carroll, non quella riscontrabile o meno tra le righe del resoconto, ma quella che ce lo ha tramandato attraverso le storie avvincenti e surreali di quella nota Alice di cui ancora oggi parliamo.

Probabilmente coloro che gravitavano attorno all’Autore – e questo penso valga in generale per tutti gli Autori – non sono mai stati pienamente coscienti del carattere di universalità che tale genio è stato in grado di infondere in un’opera ritenuta fondamentale per il patrimonio delle Lettere di tutti i tempi.

Carroll a modo suo è stato un sovversivo perché ha rovesciato totalmente i rigidi canoni vittoriani, imponendo o forse semplicemente ristabilendo, un canone infantile non provo di una coerente e propositiva pedagogia (esistenziale più che scolastica o educativa).

La sua natura di matematico non gli ha impedito di guardare alla fanciullezza come a un nodo centrale della vita di persone e cose. La freschezza con cui affronta e diffonde il suo pensiero è espressa proprio con Alice e, per quanto una bambina cresciuta più o meno al suo fianco e più o meno in sua adorazione, possa riuscire a ricordare o a trarre di lui, Egli si è senz’altro distinto per ragioni che solo noi moderni abbiamo potuto apprezzare e interiorizzare.

Alessandra Di Gregorio

Lascia un commento