Posts tagged ‘Edizioni XII’

25 gennaio 2010

Abattoir

recensione a cura di Alessandra Di Gregorio.

Ringrazio Edizioni XII per l’amichevole collaborazione.

Ho iniziato a leggere questo libro basandomi sull’aspettativa dovuta alla mole di parole spese a favore dell’Autore da altri recensori e lettori, ricredendomi però quasi subito (in parte, s’intende). Sì, perché se in generale le atmosfere da incubo del giovane autore possono dirsi più o meno rispondenti al genere che pratica, dal punto di vista letterario siamo di poco o nulla sopra la sufficienza. Abattoir raccoglie racconti d’ombra, di sangue, di spettri, ma i bagliori che trovo all’interno sono a mio avviso fievoli – o comunque incostanti. C’è una sorta di consapevole imitazione/concorrenza a fatti e miti orrorifici già noti (per quanto non manchino spunti originali piacevolmente ironici), praticati qui con l’improba scioltezza degli esordi. Bravo addomesticatore di atmosfere, non è ancora pienamente creatore. Dipana le storie con la destrezza di un affabulatore moderno intriso di necessità antiche, ma ci si aspetta di trovarlo più a suo agio con una parola distesa, affascinante, che sappia conquistare palati fini.

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Alessandra Di Gregorio.

27 dicembre 2009

La corsa selvatica

L’angolo del lettore esperto: Alessandro Olivero racconta LA CORSA SELVATICA, edizioni XII

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Come un branco di lupi che scende dagli altipiani ululando

o uno sciame di api accanite divoratrici di petali odoranti

precipitano roteando come massi da altissimi monti in rovina.

Franco Battiato, Inneres Auge

Se mai s’è vista un’epigrafia per una recensione di un libro, scelgo di introdurla con La corsa selvatica di Riccardo Coltri, breve romanzo pregno di folclore del nord est italiano ambientato nei primi anni del Regno d’Italia: i boschi innevati del confine tirolese che coprono viaggi di aitanti incettatori, improvvisamente interessano medium, maestri di arti magiche di regioni lontane e nientemeno che gli affari interni dell’Esercito Regio. Una piccola contrada in particolare in cui qualcosa s’è risvegliato -o è stato risvegliato?- e sta per abbattersi furiosamente su chi vi si trova appresso.

La prima parte del romanzo ha una costruzione interessante: i personaggi vengono introdotti per quadri, le relazioni tra gli uni e gli altri saranno svelate nelle pagine successive con allunghi temporali in avanti e in indietro fino all’implosione della corsa selvatica. La seconda parte è sul contenimento di essa in una contrada ridotta a pochi abitanti e la ricerca metodica da parte di un singolare dipendente dell’Ufficio Informazioni dell’Esercito Regio sulle cause di attacchi animali, forse di “grossi cani neri”, il cui numero sembra aumentare ad ogni discesa dai boschi.

Cos’è la corsa selvatica? Perché attacca per uccidere? Chi o cosa l’ha iniziata?

Domande che riservo al lettore, che sicuramente correrà anch’esso tra le pagine per scoprirne le risposte.

Riccardo Coltri è un abile autore fantastico, con discese nell’horror, che rielabora il folclore alpino e mediterraneo e che inserisce i suoi racconti nel vero storico: dopo Zeferina (2007), il Belpaese di metà Ottocento è nuovamente lo scenario di questo romanzo.

In appendice un appetitoso racconto sulla Katertempora o caccia selvaggia, riportata da Dario Spada – grande studioso di tradizioni popolari-  da un testimone che, a suo dire, ne è stato travolto.

Da 5 a 10 valuto:

* chiarezza dell’esposizione: 8. un grande merito di Riccardo Coltri è nei suoi tempi per svelare la trama. Pur essendo breve, il romanzo si sbroglia lentamente, soprattutto nella prima parte.

* obiettività e professionalità dell’Autore: 7. Il romanzo è inserito in un ambiente storico particolare, in un’area soggetta a forti tensioni internazionali -l’Italia sta raccogliendo le sue regioni in un regno solo e la temuta Austria è appena dietro i monti- ma l’autore sembra –ripeto: sembra- preferire inquadrare esclusivamente gli avvenimenti presso quella piccola contrada chiusa dalla neve e dai boschi; per cui leggo tensioni implicite per le ragioni descritte su e ricavate da me e tensioni esplicite per la caccia selvatica espresse dall’autore: tensione per il nemico non visto ma sentitamente vicino che prevarrà in tutte le pagine del romanzo.

* attrattiva del libro in quanto a contenuti: 7. Vi dirò: La corsa selvatica, con le debite differenze locali, mi ha fortemente ricordato il film Il mistero di Sleepy Hollow di Tim Burton che, non a caso, è stato tratto anch’esso da una leggenda popolare.

* attrattiva del libro in quanto prodotto editoriale: 8. Il libro al solito è ottimamente confezionato da una copertina ad hoc.

* quanto ha appagato la tua curiosità o arricchito il tuo sapere 7. Francamente non ero a conoscenza della leggenda della corsa o caccia selvatica. Sicuramente il libro non offre, né credo voglia offrire, un quadro approfondito del periodo storico in cui è ambientato il romanzo concedendo più spazio al fantastico. Penso che in tal modo, ne giova la leggerezza e velocità di lettura.

28 settembre 2009

Ritorno a Bassavilla

L’angolo del lettore esperto. Oggi parliamo con Alessandro Olivero, che ha letto per noi RITORNO A BASSAVILLA, di Danilo Arona, Edizioni XII.

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ritorno a bassavilla

Recensione a cura di Alessandro Olivero.

I want to believe. Io voglio credere.

Chi si riconosce nel sottotitolo della serie tv X-Files è caldamente invitato alla lettura di Ritorno a Bassavilla, raccolta di racconti di 4-5 pagg l’uno in media, basati sull’inspiegabile nostrano, in zona padana, più precisamente nell’alessandrino piemontese.

Danilo Arona, apprezzato autore del fantastico contemporaneo, critico letterario e cinematografico e giornalista è anche ricercatore sul campo di casi fenomenali. In questo libro, è un abile cantastorie, forse un affabulatore ma sicuramente un “seminatore dell’inquietudine” come ben lo descrive Valerio Evangelisti in quarta copertina: riporta casi di cronaca nera, nerissima, accaduti a Bassavilla che esulano dalla logica materiale e flirtano impudentemente con il sovrannaturale. Bassavilla è una città fittizia, una meta-Alessandria oscura, costruita “su una Sincronica Maggiore, una delle più potenti linee di scorrimento, e molti dei suoi abitanti vedono fantasmi e prevedono catastrofi. […] Sotto è piena di gallerie che conducono in strani posti con strani altari. Da quelle parti viaggiano le idee.” Idee che possono sfuggire agli ideatori e divenire materiali come i tulpa tibetani, nel libro ben esplicati.

Il suo scrivere, con argomentazioni – numerose menzioni a film e libri (quasi tutti i titoli dei racconti sono citazioni di film classici, sci-fi o horror) – date e a volte nomi, potrebbe a volte assumere un carattere divulgativo più che narrativo ma è esattamente in questa scelta il torbido appeal del libro: Arona cela sapientemente la linea realtà-fantasia amalgamando la cronaca con ipotesi para-scientifiche e leggende popolari e intacca pesantemente lo scettismo del lettore. Se non riesce nel convincervi, sicuramente riesce nell’inquietarvi.

Arona non è un osservatore lontano ed asettico, infila volentieri commenti salaci nei suoi racconti, soprattutto quelli vissuti personalmente: ilari gli aneddoti sui ghost busters de noantri che formava con i suoi amici negli anni della battaglia alla noia. Questo consente il libro a fuggire una collocazione di genere: si avvicina al mockumentary ma, volendo, anche al vero romanzato in ambiente giallo-horror, gotico; credo dipenda da quanta credibilità il lettore vuole concedere al raccontare di Danilo Arona. Ha ragione Daniele Bonfanti in prefazione, quando attesta che a libro chiuso la voglia di verificare per mezzi propri la veridicità dei racconti è sopraffacente “e diventa altrettanto impossibile resistere alla tentazione […] di saltare in auto, imboccare l’uscita per Alessandria, e scrutare –sperando e temendo insieme – se dalla nebbia sbuca d’improvviso il cartello “Bassavilla””.

Da 5 a 10 valuto:

* chiarezza dell’esposizione: 9. Danilo Arona, è padrone del linguaggio scritto: passa dal reale al fantastico e viceversa con estrema disinvoltura. Tormenterà maledettamente il vostro scettismo come fa il gatto con il topo.

* obiettività e professionalità dell’Autore: 8. Howard Phillips Lovercraft soleva ricordare che l’orrore si cela nelle botole della quotidianità. Danilo Arona espone trasparentemente i casi indicando le botole aperte, appoggiandosi anche a casi paralleli o dati esterni.

* attrattiva del libro in quanto a contenuti 7. Premesso che il libro è leggibile ai più, penso che i contenuti saranno maggiormente apprezzati dagli aficionados del mistero reale e culturale, anche per le numerose citazioni contenute.

* attrattiva del libro in quanto prodotto editoriale: 9. Il libro è ben confezionato; la cupa e opprimente copertina in cui, con occhio attento, si individuano forme spettrali, cala il lettore ad un’atmosfera ottimale di lettura.

* quanto ha appagato la tua curiosità o arricchito il tuo sapere 7. Essendo una raccolta di racconti sull’inspiegabile, ragionevolmente non si possono pretendere risposte. Commutando la domanda in “quanto ha stuzzicato la tua curiosità o invogliato ad arricchire il tuo sapere (in merito)” otterrebbe indubbiamente il massimo della valutazione.

10 agosto 2009

Frank Miller – Matite su Hollywood

L’angolo del lettore esperto… Oggi parliamo con Daniele Petruccio.

Daniele “DaNi” Petruccio

Nato nel 1982, residente a Moncalieri (TO), si è laureato in Disegno Industriale nel 2006 presso il Politecnico di Torino, bissando con la specialistica in Ecodesign nel 2009. Appassionato di auto, fumetti e musica, ha da sempre coltivato la passione per il disegno in tutte le sue forme, spesso alternando bozzetti di design con opere grafiche ed illustrazioni per committenze disparate. Ha particolare preferenza per le opere di Giorgio Cavazzano, Adam Hughes e Bill Sienkwitz.

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frank miller

Autore: Valentino Sergi

Editore: Edizioni XII

ISBN: 8895733118

ISBN-13: 9788895733111

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Trovare qualcuno con la passione per quel geniaccio di Frank Miller, spinta fino al limite, quasi maniacale, dell’analisi semiotica del testo, è sempre un qualcosa di piacevole per chi, come me, del fumetto ne ha fatto una droga.

Ho potuto apprezzare quindi il breve saggio di Valentino Sergi, Frank Miller – Matite su Hollywood, che approfondisce l’opera del celebre sceneggiatore/disegnatore/regista americano, alla cui firma si devono numerosi fumetti e lungometraggi, tra cui i recenti 300 e Sin City.

Il saggio presenta una rassegna delle principali opere su carta e celluloide girate e/o disegnate da Miller, il quale ancora una volta si presenta agli occhi dei fruitori come una personalità poliedrica, capace di passare dalla macchina da presa alla matita &carta con una certa disinvoltura.

L’autore si sofferma quindi ad analizzare punto per punto dapprima tutti i contributi al mondo dei Comics dati dal fumettista per poi passare alla più recente passione di Miller, il cinema.

Si parte con gli esordi di Dare Devil ed Elektra, che fin da subito rispecchiano la capacità non comune dell’autore americano di dare una complessità forte ai suoi personaggi, e di disegnarne non solo le fattezze fisiche ma delinearne anche i tratti psicologici in modo altrettanto netto.

Si prosegue poi con l’esperienza della sceneggiatura di Robocop: un esordio nel mondo della celluloide non del tutto felice per Miller, che verrà riscattato ampiamente in seguito, e che lo porterà a dedicarsi di nuovo a china e matite per tracciare le linee delle serie Dark Knight di Batman.

La vera svolta avviene con la saga di vicende narrate da Sin City, che gli frutteranno una enorme fama e la certezza di aver reinventato il genere noir adattandolo alla narrazione delle strisce disegnate. Il vero aspetto innovativo di Sin City, che si coglie nell’analisi di Sorgi, puntuale e precisa, è la capacità di utilizzare la tavola come supporto drammatico per fare introspezione nei personaggi: abilità poi riversata in parte nel lungometraggio tratto dal fumetto, e giunto nelle sale nel 2005.

Per la parte finale del libro, l’autore si riserva di fare un’analisi anche di 300, altro “comic” approdato con enorme riscontro di pubblico presso i cinema nel 2007. In questo caso, secondo l’analisi di Sergi, Miller è stato in grado di dare forza non tanto all’aspetto storico – realistico della vicenda in esso narrata, ma al mito, e alla celebrazione dell’impresa di pochi impavidi eroi contro un gigantesco impero in espansione.

La bontà dell’intero saggio sta nella profonda conoscenza che Sergi ha del fumetto e delle sue caratteristiche: conoscenza che si nota soprattutto nelle precise analisi del testo da lui compiute sulle opere cinematografiche trattate nel libro. L’impianto letterario fa ampio uso di parole derivate dalla semiotica del testo, e pertanto se non si conoscono le dinamiche della disciplina si fa fatica talvolta a farsi spazio tra i termini tecnici.

Tento dunque di dare delle pagelle in base a quanto letto:

* chiarezza dell’esposizione: un 7, per il motivo indicato sopra riguardo l’uso di tecnicismi (tuttavia è molto scorrevole nell’insieme, e si legge con piacere)

* obiettività e professionalità dell’Autore: un bel 9, in quanto Sergi dà idea di essere molto preparato sull’argomento, e tradisce una forte passione per quanto scrive, il che è molto buono

* attrattiva del libro in quanto a contenuti: un 8, potrebbe piacere ai cultori del fumetto in genere, e offrire loro spunti interessanti

* attrattiva del libro in quanto prodotto editoriale: un 8

* quanto ha appagato la tua curiosità o arricchito il tuo sapere: direi un bell’8 anche qui, visto che mi ha dato modo di approfondire la carriera di Miller e analizzare le sue opere.

In sintesi finale, un bel saggio, scritto non tanto come una tesi di laurea, ma come un libro vero e proprio, consigliatissimo a chi voglia capire di più della vita e dei lavori di uno degli autori di Hollywood più poliedrici che si conoscano.